Sfruttiamo il diverso

Fa paura quello che è diverso, quello che non ci assomiglia, quello in cui non siamo in grado di riconoscerci completamente. La nostra tendenza è quella di rinchiuderci in luoghi sicuri e di fare affidamento a ciò che sappiamo esserci di aiuto. C’è spesso una propensione a pensare che i nostri comportamenti nei confronti degli altri siano ineccepibili e che e i nostri modi di agire siano gli unici possibili. Sfruttiamo allora proprio questo tipo di atteggiamento per provare a riflettere su altri mondi possibili.

Quali e come?

Con un percorso di team coaching che mira ad aprire possibilità diverse per datori di lavoro, recuter, manager, welfare manager e tante altre figure del mondo del lavoro che tutti i giorni gestiscono e impiegano numerose risorse.

Abbiamo già parlato più volte di come le attività di Team Building facciano bene all’azienda, ai manager e ai dipendenti. Allora perché non farsi coinvolgere in un’iniziativa nuova e pionieristica in materia di welfare? Perché non fare qualcosa di più? Gli esempi di welfare aziendale comprendono tutte le iniziative intraprese per migliorare il benessere dei collaboratori e delle loro famiglie. Oggi gli strumenti welfare si rivelano una leva fondamentale per la competitività delle imprese, grazie alla maggiore capacità di attrarre e trattenere i migliori talenti, e sono un elemento essenziale per affrontare e vincere le sfide dell’Industria 4.0. Per saper cogliere e sfruttare la diversità e trasformarla in strumento efficace nella diffusione di benessere e nell’incremento delle performance, l’azienda deve individuare partner in grado di ascoltare e comprendere le esigenze, strutturare un’offerta di benefit su misura e informare correttamente tutti i collaboratori.

Assumi e ti sarà dato

A parlare di inclusione questa volta è Specialisterne, ovvero “gli specialisti” in lingua danese, che ci ha illuminati su un’iniziativa nata tempo fa in Danimarca per coinvolgere attivamente nel mondo del lavoro le persone che soffrono di autismo. Spesso chi soffre di questa patologia viene messo ai margini e per lo più considerato diverso, e per questo escluso. A non essere tenuto in considerazione, però, è l’altissimo valore della loro diversità e di ciò che porta alla società. Ecco perché il focus dell’iniziativa è proprio quello di coinvolgere le persone con autismo a emergere ed ad assumere ruoli sempre più di rilievo sui posti di lavoro.

Per farlo, è necessario l’intervento di coach esperti in materia di inclusione e diversità e per questo abbiamo deciso di dare il nostro contributo affiancando Specialisterne nella sua mission.

Supercapacità nascoste

Le persone affette da autismo hanno tipicamente talenti che allo stesso tempo sono molto specifici e misconosciuti. Questi talenti tornano molto utili alle aziende che fanno buisness perché in questa condizione oltre alle difficoltà di tipo sensoriale e sociale che le persone affette da autismo hanno, ci sono un sacco di capacità o supercapacità che possono essere davvero un tesoro prezioso per le aziende, che però possono non esserne a conoscenza.

Dati interessanti dimostrano che 1 persona su 88 è affetta da autismo in Europa, mentre negli Stati Uniti il dato sale a 1 persona su 45, motivato dal fatto che il fenomeno viene monitorato da più tempo. È dunque necessario prendere in seria considerazione il loro inserimento in contesti lavorativi, in quanto è ragionevole pensare che non si tratti di casi sparsi e sporadici.

Il risultato netto di questi studi è che ci sia una fetta grande fetta di popolazione che viene sottostimata rispetto alle reali e potenziali capacità.

A ognuno la giusta mansione

L’autismo è definito uno spettro di condizioni non solo perché ogni persona ha le proprie caratteristiche individuali, ma anche perché si manifesta in modo molto diverso.

Ad esempio, persone che hanno difficoltà dal punto di visivo, sensoriale o sociale, possono performare in maniera straordinaria da un punto di vista analitico. Questo si traduce nella possibilità in alcuni casi di avere grosse difficoltà di interazione sociale qualora l’aspetto sensoriale fosse iper stimolato (ad esempio quando si è inseriti in contesti con molta gente, quando si è a contatto con stimolazioni luminose, rumorose ecc.) ma allo stesso tempo anche nella possibilità di sviluppare particolarità irrinunciabili per le aziende.

 

Imparare a bere il caffè

Nei vari contesti aziendali, il tema sensoriale diventa molto importante soprattutto se si pensa alla grande varietà di ambienti e situazioni a cui un soggetto può essere sottoposto. Raccogliere una sfida come quella proposta da Specialisterne comporta sicuramente delle difficoltà non indifferenti. Ambienti comuni come le macchinette del caffè, i corridoi, i giardini, le sale riunioni, ma anche punti di openspace degli uffici con luci che cambiano in continuazione possono essere momenti di vera difficoltà per una persona affetta da autismo.

Ecco perché è necessaria un’educazione alla persona ma anche ai colleghi e ai datori di lavoro su come queste risorse possano essere valorizzate e messe a proprio agio. Partire da un percorso educativo e scegliere un percorso di team coaching, possono essere la chiave d’accesso per aiutare ad aiutare.

Ora, questo non deve portare a pensare che il silenzio delle 8 di mattina alle macchinette del caffè alle 8 di mattina sia sintomo di questa patologia. Tuttavia, la percezione degli altri e l’amplificazione a livello sensoriale sono spesso legate al tema sociale. Infatti, chi soffre di autismo tende ad attivare un senso alla volta. Movimenti e gesti come il contatto oculare, non sono spontanei e naturali. Tuttavia è possibile educare le persone autistiche a situazioni quotidiane e aiutarle a “sopravvivere” meglio nella società, ma è sempre una difficoltà da entrambe le parti.

Per questo è necessaria un tipo di educazione nelle due direzioni: quella dell’offerta e quella della domanda.

Un esempio aiuta a capire meglio di cosa stiamo parlando: la classica situazione del colloquio di lavoro viene superato brillantemente da un punto di vista contenutistico da una persona autistica, ma fallisce nelle famose “soft skills” dando luogo a possibili malinterpretazioni da parte delle risorse umane. Aiutando a spiegare queste difficoltà, è più facile capire in che modo le risorse possano essere adattate ad hoc in un sistema aziendale e diventare delle punte di diamante del sistema.

Siamo tutti un po’ autistici

Qualche volta nella vita sarà capitato di chiedere se qualche vostro comportamento o quello di qualche vostro amico fosse o meno normale. La normalità è un concetto difficile da stabilire e forse per qualcuno l’obiettivo è proprio quello di allontanarsi il più possibile dal concetto.

Per fare davvero la differenza nel mondo aziendale sempre più competitivo e spietato, è necessario trovare un valore aggiunto al proprio buisness. Una risorsa che svolga i compiti con precisione e meticolosità e che non si preoccupi di svolgere ripetutamente una stessa mansione può essere davvero difficile da reperire. La società è sempre più mutevole e cerca cambiamento. È molto facile trovare risorse motivate, il difficile è che restino tali anche dopo anni di servizio.  La famosa zona di comfort che tutti noi cerchiamo, le persone autistiche la ritrovano nella ripetizione e nella ricerca del dettaglio.

Da questo punto di vista, ripetere le stesse azioni e cercare di non cambiare mai le abitudini costituisce una vera certezza, e di sicuro rappresenta una caratteristica che molte aziende ricercano nel loro personale.

Un’azienda che sia in grado di realizzare questo tipo adattamento, inserendo in organico la giusta risorse, ne trae un’enorme vantaggio dal punto di vista di produttività. Così facendo si realizza un’inclusione che fa bene.

Per questo e imparare a capire cosa sia la diversità funzionale e includere in team una persona autistica, è un beneficio a 360° .

La diversità è una ricchezza

Nel mondo del digitale e dell’IT, nel testing di software, nello sviluppo di software e di pattern, nell’auditing, in ruoli di controlling e compliance, in ambito legale e tributario si trovano le maggiori applicazioni e possibilità di inclusione di queste figure.

Il software developping e il software testing, ad esempio, sono due ruoli difficili da trovare per un head hunter perché molto meticolosi e clinici. Per le persone autistiche, poter assumere questi ruoli è un enorme vantaggio in quanto la loro capacità, le loro doti mnemoniche e la loro passione per i dettagli sono amplificate e permettono  a di riconoscere le discrepanze laddove qualcun altro compierebbe negligenze, andando nel cuore delle faccende.

Valorizzare la ricchezza è l’obiettivo di Specialisterne, nata in Danimarca e diffusa in diversi paesi per mettere a frutto le persone con talenti speciali ad altro funzionamento e le loro competenze nel mondo aziendale.

Il metodo di Specialisterne è formare consulenti specializzati al fine di impiegarli in specifici settori e inserirli a pieno nel mondo del lavoro su progetti cliente, inseriti nei team di lavoro dell’azienda. Il valore aggiunto è un modello di coaching di lungo periodo pensato sui team aziendali, sui manager ma anche ed soprattutto sulla risorsa inserita. Il progetto viene svolto in modo da mantenere viva la comunicazione tra le parti e da massimizzare il lavoro.

Autenticamente

Un modello non invasivo, che parla e affianca i team e i manager e facilita durante i momenti di cambiamento. Per aiutare le aziende ad aumentare la responsabilità sociale. Affiancare Specialisterne in questo cambiamento risulta davvero un processo di autentica diversità, ed è necessario per essere un punto di riferimento nel tema dell’inclusione.

Noi, anche grazie alla nostra esperienza consolidata nel settore e alle nostre attività, daremo il nostro contributo e aiuteremo a sensibilizzare su questa importante tematica.

Dato che si parla di persone che si mettono in gioco, che superano le loro resistenze e che sfidano una condizione molto difficile, siamo pronti a offrire training e ad affiancare in un percorso di inserimento sociale volto a:

  • cambiare la percezione
  • dare impiego alle persone affette da autismo
  • collegare le potenzialità del mondo del lavoro con le capacità intellettuali delle persone autistiche
  • diminuire il divario tra ciò che si pensa essere diverso
  • smettere di pensare che chi non funziona come noi, funzioni male

A beneficiarne, sono innanzitutto le aziende che chiedono di essere partner sul tema della diversity perché ne comprendono le enorme valore.

Partecipare a eventi interni, partecipare a conferenze, raccontare le esperienze e a progetti per creare opportunità concrete e sensibilizzare su questo tema così diffuso.

Imparare a lavorare con una persona che hanno le loro caratteristiche e le loro capacità. Questo aiuta a tirare fuori il meglio, anche attraverso la fatica, perché non si da per scontato che tutti pensano come l’altro. Ci s mette in discussione, in ascolto.