La nuova formazione manageriale è la formazione esperienziale

Nel mondo della formazione aziendale italiana si diffondono sempre di più la metodologia esperienziale e l’Outdoor training. Tenendo conto di questo fatto, nasce l’esigenza di fare un po’ di chiarezza sui termini e sulle finalità della formazione alternativa a quella tradizionale d’aula. Questo allo scopo di orientare meglio le aziende committenti e i partecipanti a eventi formativi, ma anche per delineare qualche linea guida per la formazione dei trainer. La nuova formazione manageriale è la formazione esperienziale: di cosa si tratta esattamente?

Il mercato della formazione esperienziale in Italia vede oggi un proliferare di proposte, idee, insight provenienti spesso da singoli professionisti, non sempre formatori e consulenti aziendali di professione. Tutti costoro introducono (o meglio “commercializzano”) nel contesto organizzativo alcuni loro interessi e pratiche (nella maggior parte dei casi sportive e artistiche).

Spesso queste proposte sono in realtà ancora in una fase di “bozza” e sperimentazione, ma vengono pubblicizzate alle aziende come format già rodati e a regime. A tutte queste iniziative formative manca dunque una storia di pratica e soprattutto una misurazione obiettiva dei risultati ottenuti nello sviluppo di competenze professionali specifiche.

Le riflessioni che seguono hanno, quindi, l’obiettivo di esplorare pericoli e potenzialità di questa metodologia oggi in Italia.

Outdoor Training e Formazione Esperienziale non sono la stessa cosa!

Intanto cominciamo con il dire che è pericoloso confondere l’outdoor training con la formazione esperienziale come se fossero sinonimi.

Definiremmo la formazione esperienziale (o, come la definisce Wikipedia, apprendimento esperienziale) come un approccio metodologico generale che comprende tutta una serie di metodologie specifiche e diversificate tra cui anche, ma non necessariamente, l’outdoor training. E’ preferibile utilizzare il termine outdoor per descrivere un contesto ambientale (all’aria aperta) piuttosto che una metodologia. La formazione esperienziale può, a seconda del tipo di attività metaforica utilizzata, svolgersi in un contesto indoor, outdoor o misto.

La nuova formazione manageriale è la formazione esperienzialeAltri due termini, active learning e experiential learning, vengono spesso confusi come se l’apprendimento attivo coincidesse con l’apprendimento attraverso l’esperienza. L’active learning suggerisce di promuovere l’attività nell’apprendimento in modo da coinvolgere i partecipanti. E’ un approccio già ampiamente utilizzato nella formazione aziendale, che da tempo ha eliminato approcci accademici. L’experiential learning, invece, non punta solo sull’attivismo dei partecipanti ma è strutturato e finalizzato per raggiungere precisi obiettivi comportamentali. Non fa vivere un’esperienza solo perché questo anima l’attività, ma soprattutto perché quella specifica esperienza ha un significato metaforico da decodificare successivamente e raccordare alle competenze target che si intendono sviluppare.

Citiamo infine la profonda confusione creata da una serie di termini connessi ad attività spesso confuse in confini labili e ambigui: formazione esperienziale, animazione e incentive, eventi, survival, vacanze… e chi più ne ha più ne metta. Ad oggi si è creata molta confusione soprattutto rispetto alle finalità di certe attività. Si sottolineano molto le caratteristiche delle singole attività (per esempio, una rappresentazione teatrale) dimenticandosi che la stessa attività può essere progettata e gestita con modalità molto diverse a seconda dell’obiettivo che ci si pone. La formazione esperienziale ha assoluto bisogno di differenziarsi da attività di “animazione”. E’ infatti progettata e realizzata da formatori esperti nella gestione dell’apprendimento degli adulti e quindi non si limita a proporre divertenti e suggestive attività fine a se stesse. Supporta invece il partecipante all’interno di un preciso percorso formativo concordato con l’azienda committente. Azienda, formatori e partecipanti devono quindi avere ben chiari gli obiettivi di fondo dell’intervento sin dall’inizio per non correre il rischio di realizzare interventi, magari divertenti e di apparente successo, ma che non hanno centrato gli obiettivi e non sono formativi.

Formazione esperienziali: vantaggi e peculiarità

Uno dei principali vantaggi della formazione esperienziale è che essa si differenzia sì dalle tradizionali metodologie di formazione d’aula per la forte componente esperienziale, ma non elimina in toto le metodologie della formazione tradizionale. Ne utilizza invece gli aspetti metodologici che meglio si prestano a sistematizzare e rafforzare l’apprendimento in modo da trasferire i comportamenti appresi nella propria realtà.

Gli altri vantaggi di questo approccio sono relativi ad alcune sue caratteristiche distintive.

Il partecipante si confronta con un terreno di sfida e ribaltamento creativo ed è costretto a

  • correre dei rischi;
  • operare anche senza conoscere tutte le risposte;
  • gestire situazioni di ambiguità;
  • svolgere attività familiari ma gestendole ed elaborandole da differenti punti di vista (per esempio, nel cooking team building si utilizza un’attività familiare ma svolta in gruppo e metaforicamente legata ai principi del lavoro di squadra).

Questi elementi rappresentano una grande opportunità per le aziende d’oggi, che sono sempre alla ricerca di risorse in grado di “reggere’ il ritmo dei cambiamenti e che siano capaci di adattare il loro comportamento a mutamenti sia dell’organizzazione che del contesto di riferimento.

Un’altra potente valenza è rappresentata dall’uso della metafora. Le attività proposte dalla formazione esperienziale risultano formative in quanto collegate tramite una metafora (dal greco meta “oltre” e phero “trasportare”) all’uso di determinate competenze utili nella vita quotidiana e/o nel contesto professionale. L’uso della metafora nella formazione esperienziale e nell’outdoor training permette di:

  • nutrire la creatività e il pensiero laterale;
  • potenziare e consolidare l’apprendimento;
  • stimolare la persona a connettere i suoi diversi piani (cognitivo/emotivo, razionale/intuitivo);
  • far apprendere con divertimento.

Questi elementi rappresentano un’opportunità in quanto spesso alcune popolazioni aziendali, avendo partecipato a innumerevole iniziative formative, vivono una sorta di processo di burn-out rispetto all’aula tradizionale.

L’unico modo di fare breccia, superare le resistenze e innescare un meccanismo di apprendimento organizzativo risulta essere quello di veicolare il contenuto/obiettivo formativo attraverso un meccanismo indiretto che sfrutta proprio la metafora. Il partecipante, protagonista attivo, apprende attraverso l’allenamento, la prova e la sperimentazione dei propri comportamenti. L’interattività in aula non è più correlata solo all’abilità del trainer e al suo carisma. Viene invece prodotta dal coinvolgimento, spesso quasi inevitabile, che certe attività esperienziali innescano nel gruppo, anche nei soggetti più riluttanti.

La formazione esperienziale innesca, inoltre, lo sviluppo di una capacità trasversale estremamente utile nelle organizzazioni perché connessa al deuteroapprendimento (dal greco, secondo apprendimento, cioè “imparare a imparare”): la capacità di osservare. Il partecipante si osserva mentre agisce (auto-osservazione) e osserva il comportamento degli altri (etero-osservazione). In questa attività vengono spesso usate di griglie di osservazione che riportano gli indicatori comportamentali collegati alle competenze che l’intervento formativo intende sviluppare. L’osservazione porta a scoprire le conseguente negative di alcuni nostri comportamenti ma anche a valorizzare e sistematizzare i comportamenti costruttivi inconsapevoli così cari alle aziende che intendono individuare e valorizzare i talenti dei collaboratori.

Nell’approccio esperienziale l’attenzione è centrata sul “qui e ora” e il processo di apprendimento si lega a situazioni concrete. Le attività proposte sono reali e le conseguenze dei propri comportamenti immediate. Questo elemento, insieme al coinvolgimento attivo, configura le iniziative di formazione esperienziale e outdoor training in modo concreto e pragmatico. La stessa concretezza e pragmatismo che si riscontra nelle aziende sempre alle prese con obiettivi, risultati, ottimizzazione delle risorse e riduzione dei costi. La formazione esperienziale viene quindi vissuta come più vicina alla quotidianità organizzativa rispetto all’aula tradizionale dove prevale la riflessività.

Per finire, il momento didattico/formativo è associato anche al gioco e dimostra che si può imparare e crescere anche divertendosi. Viene così recuperata la dimensione ludica dell’apprendimento tipica dei bambini. Essi, proprio perché utilizzano il divertimento e l’emotività positiva, riescono ad apprendere molte cose e assai più velocemente rispetto agli adulti. Questo rappresenta un’enorme potenzialità data la crescente demotivazione lavorativa che caratterizza le organizzazioni d’oggi. Sperimentare come si possa apprendere divertendosi e ottenere brillanti risultati quasi giocando permette di tornare in azienda con uno sprint maggiore.