L’intelligenza dei gruppi

L’intelligenza dei gruppi è inferiore o superiore a quella dei singoli? Da un lato, Alessandro Manzoni parlava della stupidità della folla e dell’effetto gregge. D’altro canto, ci sono numerose teorie, ipotesi, dimostrazioni che al contrario sembrano esaltare le capacità collettive di produrre risultati, decisioni e risposte geniali.

Carl Gustav Jung aveva parlato già nel secolo scorso di coscienza collettiva, ma è stato seguito da molti altri autori. Qui di seguito un brano tratto da La saggezza della folla di James Surowiecki.

“…nelle circostanze giuste, i gruppi si rivelano estremamente intelligenti, spesso più dei loro membri migliori. Per essere intelligenti i gruppi non hanno bisogno di essere dominati da individui dotati di un’intelligenza eccezionale. Anche se la maggior parte dei suoi componenti non è particolarmente ben informata o razionale, un gruppo può comunque arrivare ad una decisione collettiva saggia. È un dato positivo perché gli esseri umani non sono fatti per prendere decisioni perfette. Come diceva l’economista Herbert Simon, siamo solo “limitatamente razionali”. Di solito siamo meno informati di quanto vorremmo. Non siamo molto bravi a prevedere il futuro. A molti di noi mancano la capacità e la voglia di lanciarsi in calcoli sofisticati per valutare costi e benefici. Invece di insistere per giungere alla migliore decisione possibile, spesso ne prendiamo una che ci sembra semplicemente abbastanza buona. E in genere lasciamo che le emozioni influenzino il nostro giudizio. Ma nonostante tutti questi difetti, quando le nostre capacità di giudizio imperfette si aggregano nel modo giusto la nostra intelligenza collettiva può essere eccezionale”.

Qui invece riportiamo un articolo tratto dal blog di Jacopo Fo che cita a sua volta il libro di cui sopra:

“Se in un numero abbastanza cospicuo scommettiamo sul peso di un vitello, sul numero di fagioli contenuti in un barattolo o su una corsa di cavalli, la media delle risposte si avvicina ai numeri esatti in modo strabiliante.

Se le quotazioni delle scommesse sull’esito di un’elezione politica danno per vincente il candidato A, sarà difficilissimo che questo candidato non vinca e questa previsione è ben più precisa di quanto possano essere tutti i tipi di sondaggi. Lo stesso vale per un’infinità di settori.

Anche il prezzo delle azioni di un’azienda, che viene fissato in modo caotico sulla base di quanto e’ disposto a pagare chi compra e quanto accetta come pagamento chi vende, è generalmente molto vicino al valore reale dell’azienda, se non intervengono fattori esterni al mercato che possono falsare l’analisi creando bolle di super valutazione. Ad esempio, se i maggiori giornalisti economici e società di certificazione credibili coprono imbrogli spaventosi e falsificazioni dei bilanci, in questo caso la massa può perdere la sua capacità di giudizio.

Il libro La saggezza della folla (Fuoriorario-Internazionale) porta decine di esempi e cita innumerevoli studi su questo fenomeno. E racconta come società che si occupano di ricerca o di sondaggi inizino ad affiancare ai metodi tradizionali di inchiesta l’analisi dei risultati di mercati delle scommesse creati appositamente. Si organizzano scommesse sugli argomenti sui quali si e’ interessati a ottenere un sondaggio sulle aspettative del pubblico e si considerano le quotazioni delle scommesse come previsioni abbastanza affidabili.

Vuoi sapere se il pubblico correrà a comprare il prodotto A o il prodotto B? Organizzati con un gruppo di broker e avrai una risposta più vicina al vero di quella che possono offrirti i migliori specialisti o i migliori sondaggi di opinione e marketing test. Ottieni un risultato migliore spendendo molto meno.

Ma, al di là dell’utilità pratica, la saggezza della folla implica riflessioni essenziali sul futuro dell’umanità. Innanzi tutto l’esistenza di questa capacita’ di buon senso delle masse, quando possono decidere in modo non condizionato, presuppone l’esistenza di un “senso positivo” insito nella mente umana.

Nel libro l’autore cita esperimenti compiuti presso varie popolazioni che mostrano la disposizione diffusa a rifiutare un piccolo guadagno quando non si giudica equo il comportamento di chi ci offre questo guadagno. Questo meccanismo funziona anche con le scimmie. Se si abitua un macaco a ricevere una fetta di cetriolo in cambio di un sassolino e poi si premia un altro macaco con un ricco grappolo d’uva, il primo macaco smette di accettare il baratto sassolino-cetriolo. Preferiscono non mangiare nulla piuttosto che accettare una transazione ingiusta.

Si tratta di un meccanismo comportamentale che contraddice frontalmente la credenza che gli esseri umani agiscano solo seguendo interessi immediati. Al contrario siamo in grado di sacrificarci per ottenere un miglioramento complessivo dei rapporti.

La capacità di rifiutare un baratto non equo rinunciando a un vantaggio in nome di un principio è la chiave del progresso umano. Ed è questo senso della giustizia genetico che ci garantisce che la società umana continuerà a migliorare. Lentamente. Ci sono voluti millenni prima che si affermassero il concetto di valore dell’onesta’ e la coscienza della sua convenienza a lungo termine.

La saggezza della folla cita altri esempi di comportamenti che hanno come scopo quello di sanzionare chi si approfitta troppo. E cita anche un buffo esperimento nel quale si è dimostrato che il 50% dei viaggiatori sulla metropolitana di Londra sono disposti a cedere il posto a sedere a una persona che si limita a chiederlo gentilmente, senza neppure domandare spiegazioni. Una generosità difficile da immaginare.

Queste osservazioni comportamentali, se messe in relazione con la capacità della massa di essere (in date condizioni) più saggia di singoli specialisti super geni, ci aprono a ben più profonde riflessioni sull’esistenza dell’intelligenza collettiva che si manifesta nei formicai, come nei branchi di lattarini.

I lattarini sono piccoli pesci che vivono in branchi, capaci di difendersi dall’attacco di un predatore disponendosi in un istante in un modo tale da sembrare tutti insieme uno squalo. Come fanno a mettersi d’accordo visto che tutto avviene in un solo istante e che tutti i pesciolini trovano simultaneamente l’esatta posizione necessaria per formare un’immagine così complessa?

Di questo il libro non parla, ma mi sembra una grande domanda che fa capolino a ogni pagina.

Come fanno centinaia di persone tutte insieme a indovinare il numero di fagioli in un barattolo?

E, badate bene, il dato esatto si ottiene facendo la media delle risposte e non prendendo in considerazione il numero più votato, che sarà certamente sbagliato.

Si può parlare di capacità di autoregolarsi dei sistemi a rete, ma questo fattore da solo non e’ in grado di rispondere a tutti gli interrogativi sui meccanismi dell’intelligenza collettiva.

Non si può non ipotizzare l’esistenza di un “senso del giusto” in qualche modo simile alla capacità di alcune persone affette dalla sindrome di Asperger, una forma di autismo, di sapere quanti fiammiferi ci sono in un piatto senza contarli. E’ come se potessimo estrarre dal contesto, inconsciamente, informazioni precise su elementi dei quali razionalmente non sappiamo niente. E qui potremmo sperticarci in ragionamenti sull’esistenza di misure che chiamiamo “massa critica”, rapporti di grandezza naturali che fanno scattare un certo fenomeno in presenza di un rigido dato quantitativo che e’ una grandezza costante dell’universo. Ad esempio, l’acqua si trasforma in ghiaccio a zero gradi. E quando in un quartiere il numero dei professionisti residenti (dal commerciante, all’idraulico, all’avvocato) scende dal 10% al 5% non cambia nulla, ma appena scende anche solo di un decimale al di sotto del 5% gli indicatori di benessere hanno un picco negativo e aumentano gli abbandoni scolastici, le gravidanze indesiderate di minorenni, le rapine. E questo accade anche se nessuno sa che è andato sotto il 5% il numero dei professionisti residenti in quel quartiere (vedi il libro Il punto critico).

Questo ragionamento apre la strada ad altre riflessioni: esiste un rapporto di grandezza costante nell’universo? Esiste una specie di frattale contenuto da ogni cosa a partire dalle particelle subatomiche?

E che rapporto c’è tra fenomeni come l’intelligenza della folla e la capacità del pianeta di autoregolare la propria temperatura, minimizzando gli effetti delle tempeste solari, come sostengono i fautori della teoria di Gaia?

Tratto dal blog di jacopo fo