Team building polisensoriali

Intervista rilasciata da Giovanni Gambardella a M&C sul tema: Team building polisensoriali

In che modo ritenete che un team building, costruito proiettando i partecipanti in una dimensione che sappia coinvolgere tutti i cinque sensi, possa essere funzionale nell’ambito di un contesto formativo aziendale?

Per noi fare formazione vuol dire fare in modo che le persone concludano il nostro percorso formativo insieme per continuarne un altro che inizia immediatamente dopo. Questo per noi implica che i partecipanti (auspicabilmente) abbiano una percezione o per usare un termine caro agli amanti della PNL, rappresentazione della realtà un pochino più ampia, più profonda.

Qualche decennio fa un tale Alfred Korzybsky enunció una frase molto utilizzata in diverse discipline dall’economia alla psicologia: “la mappa non è il territorio”. Questo enunciato porta con se diverse implicazioni, prima fra tutte che per avere un’idea da gestire da condividere, dobbiamo necessariamente “semplificarla”. Inutile oltre che difficile riprodurre in scala 1:1 una città, un paesaggio, un monumento… Per gestirlo nella nostra mente e condividerlo con altri dobbiamo eliminare alcune informazioni per evidenziare solo quelle che a nostro avviso sono rilevanti. Bisogna sottolineare a nostro avviso!

Questa specifica vuol dire che se descriviamo la stanza in cui ci troviamo, lo faremo con attributi, approcci emozionali e sensoriali diversi, perché diversa in ognuno di noi è la nostra e percezione della realtà. Alla domanda “chi ha la miglior percezione della realtà?”, la risposta di un PNL-ista è “nessuno” oppure tutti. Tornando al team quindi: chi interpreta meglio la “situazione aziendale”? Chi l’umore di colleghi? Chi i trend del mercato?

Essendo la nostra visione decisamente parziale non “accettiamo” opinioni punti di vista diversi dai nostri perché noi “conosciamo la realtà!” per lo meno questo è quello che siamo portati a credere.

Portare un team in un percorso al buio significa molto. La vista raccoglie il 90% delle informazioni che utilizziamo per la nostra sopravvivenza, per cui vuol dire che gli altri 4 sensi che normalmente raccolgono il 10% del totale devono lavorare dieci volte tanto per compensare il 90% mancante! Non è tanto rilevante lo sforzo in questo caso, ma la novità. La qualità delle informazioni risulta essere fuori dalle nostre aree di focalizzazione, gli stimoli completamente diversi, la condivisione molto più complessa.

Quali sono le opportunità che consentono di risolvere problematiche aziendali se trattate sul terreno della polisensorialità?

Proviamo a fare qualche esempio. Una persona inesperta in genere dà attributi al vino del tipo: Buono, cattivo, gradevole, pesante, alcolico ecc. Un esperto sommelier si esprime con linguaggio leggermente più ricercato: strutturato, ricco, retrogusto di vaniglia, sapori secondari e terziari ecc. Tutti elementi che per un principiante semplicemente “non esistono”!

La metafora che cerchiamo di passare ai partecipanti è che ogni prodotto o servizio cerca dei raffinati sommelier per ricercare ed esaltare i propri “lati mancini”.

Nel film Proposta indecente Woody Harrelson, nel film marito di Demy Moore, durante una lezione di architettura in cui cita Luis Kahn chiede ai propri studenti, avendo in mano un mattone, “cos’è questo?”. Successivamente mostra agli studenti diapositive di edifici meravigliosi, vere e proprie opere d’arte. La lezione si conclude quando il professore dice: “anche un mattone vuole essere qualche cosa”.

Doveroso citare il grande maestro Michelangelo che trascorse giorni ad osservare il blocco di marmo da cui estraesse il David. Molti lo accusarono di perder tempo, a lavoro ultimato il maestro rispondeva alle numerose domande semplicemente dicendo che il David era già li nel marmo, lui si era limitato a liberarlo dalla roccia e toglier via gli eccessi.

Perché un team building polisensoriale piuttosto che con un gioco di ruolo?

Un team building polisensoriale richiede ai partecipanti un “mettersi in gioco” che di primo acchito può sembrare non aver senso, ma soprattutto può portare frustrazione. Passare un’ora al buio, ad esempio, può in alcuni casi mettere in crisi alcune persone, ma sono momenti ed esperienze impagabili, perché vengono fuori elementi di se che non si sospetta neanche di avere.

Chiaramente parliamo del caso di format ad alto contenuto formativo! Nel caso di una caccia al tesoro culinaria, ovviamente l’elemento ludico tipicamente prevale su quello formativo per cui ogni format viene valutato e confrontato caso per caso

Perché funziona per una strategia aziendale?

Perché attiva risorse e aree del cervello che inconsapevolmente continueranno a cercare stimoli, riferimenti, confronti, punti di vista. L’esempio del Wine Tasting citato in precedenza… oppure la trust fall che lavora sulla capacita di affidarsi ai propri colleghi, di condividere una procedura verbale prima di affidarsi e lasciarsi cadere e di vincere tutte le resistenze, le paure e aspettare il supporto dei colleghi che si sostituirà a loop mentali del tipo “devo fare sempre tutto io”, se non lo faccio io non lo farà nessuno ecc.

Quanti elementi in così poche esperienze: fiducia, creatività, ascolto, comprensione, solidarietà… Tutti elementi di cui pensiamo di essere ricchi, ma che in attività esperienziali di questo genere ci accorgiamo di non averne mai abbastanza.

Quali format proponete?

Outdoor Training

Orchestra Aziendale

Team Cooking

Wine Games