La figura del coach

Spesso si parla della figura del coach come se si trattasse di un ruolo univoco e ben definito. In realtà gli specialisti sanno che non è così: non si può parlare di una unica figura del coach. Ci sono invece molti modi di interpretare il ruolo del coach (a volte chiamato mentor, tutor, facilitatore o formatore). Comunque sia, questa è la professione di colui che costruisce e rafforza i legami tra il sistema della formazione e il mondo del lavoro.

Quali sono i requisiti necessari per svolgere la professione di coach?

Un buon formatore deve possedere un’ottima cultura metodologico-didattica e competenze specifiche di carattere sociale, economico e pedagogico. Questo richiede il possesso di competenze disciplinari (in pedagogia, psicologia) e multi-disciplinari (in scienze organizzative, discipline mercatolavoristiche). Deve inoltre:

  • saper leggere la realtà economica e sociale del territorio in cui opera,
  • possedere elementi di conoscenza dell’organizzazione aziendale e del lavoro,
  • possedere strumenti di analisi della professionalità,
  • conoscere le procedure e gli strumenti di analisi dei bisogni di formazione,
  • essere a conoscenza delle metodologie di progettazione formativa, della didattica e della valutazione,
  • conoscere le caratteristiche essenziali del processo formativo.

Esiste un iter universitario adatto per intraprendere la professione di coach?

Nonostante, allo stato attuale, per i formatori non esista un percorso universitario consolidato, per svolgere questa professione è preferibile essere laureati ad esempio in sociologia, psicologia, scienze dell’educazione, lettere o economia.

E’ inoltre necessario seguire corsi di formazione per formatori presso enti specializzati e fare un periodo di pratica sul campo, affiancandosi a chi è già esperto e, soprattutto, aggiornare continuamente le proprie conoscenze.

E’ possibile tracciare un “identikit” del buon formatore?

Come abbiamo precedentemente accennato, il formatore deve essere un professionista serio e preparato, in possesso di competenze e conoscenze specifiche e adeguate. Deve essere sempre informato e aggiornato sulle dinamiche sia aziendali che personali, con una panoramica ampia che va dalle caratteristiche emotive e psicologiche a quelle tangibili e di mercato.

Un buon formatore è colui che ha la capacità di lanciare la palla, lasciando che si sviluppi il gioco in modo da far riflettere le persone su loro stessi e su ciò che è accaduto, lasciando ai partecipanti la possibilità di fare dei paralleli con situazioni aziendali.

Il buon formatore non deve indicare il come fare, inteso come istruzione per l’uso, bensì stimolare una riflessione guidata che porta le persone a guardarsi e dirsi qual è il comportamento, l’alternativa migliore nelle situazioni in cui si troveranno che magari prima non riuscivano a gestire in modo produttivo.